Venerdì 24 maggio presso la sala cinema della residenza Calamandrei, alle ore 20:00 si svolgerà la finale dello spettacolo del laboratorio teatrale "Mowgli city." - Favola rock non verbale tratta dal racconto “Il libro della giungla” di R.Kipling.
Una rappresentazione musicale, allegro e colorato come gli abiti delle donne indiane, ma anche una città dove si lotta per non soffocare nel cemento.
Lo spettacolo si ispira a “Il libro della giungla” di R.Kipling ma qui troviamo un Mowgli cresciuto che arriva con la madre in una grande città. I due immigrati indiani si trascinano dietro la lentezza della dolce musica indiana, che però ha ben poco a che fare con la città occidentale. Non ci sono i villaggi, la giungla, le coltivazioni di miglio, le file di carretti coi bufali, l'odore dell'India. Mowgli si ritroverà quindi in un nuovo ambiente del tutto estraneo che sarà il palcoscenico su cui si svolge la sua vita e che solo lui avrà il potere di modificare.
Una città dove si lotta per non soffocare nel cemento, dove la frenesia e il grigiore della giungla metropolitana si susseguono senza sosta, impossibile fermarsi quando si è ormai entrati nell'ingranaggio. Lì, fra bottigliette vuote di birra sparata in vena, dove si combatte per rimanere se stessi, dove bisogna tirar fuori gli artigli per venire accettati, vive un “branco” di adolescenti che hanno fatto della discarica il loro covo. La musica parla per loro, da voce alle loro emozioni, alla loro voglia di ribellione ma anche ai loro innamoramenti.
Riuscirà Mowgli a non vivere da emarginato ma nemmeno a essere sfruttato o rimarrà schiacciato dalla legge del più forte?
Questo spesso lo decidiamo noi stessi nelle nostre città, perché questa piccola storia è vissuta ogni giorno da tanti immigrati che si trovano a combattere con tanti problemi di integrazione. Mowgli City è anche questo, è l'urgenza della nostra anima artistica di dire NO alla discriminazione, NO ad ogni forma di razzismo
"Ci siamo arresi, ci siamo convinti che nulla ormai può cambiare, che siamo impotenti davanti ai fatti che accadono. Non solo, ci appaiono inevitabili, ci sembrano sempre meno gravi, fino a sembrare normali. Normale che a te, Dragan, venga chiesto di intingere il tuo ditino nell'inchiostro, segnando la tua vita in questo paese. Una macchia che non è solo quella del tuo dito, è sul tuo volto, sulla tua anima. E' la macchia della razza."
(Marco Aime - La macchia della razza, Lettera alle vittime della paura e dell'intolleranza).
Partecipate numerosi!!